Sul Colle

Qualcuno ha chiesto

ch’io faccia conoscere il testo integrale della dichiarazione del reverendo Niccolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale della CEI per la pastorale giovanile (Snpg), in merito al film “Caos calmo” che ha tra gli interpreti il signor Nanni Moretti.

A sinistra (di chi legge) l’intervento del reverendo e a lato un mio ulteriore commento dopo quello pubblicato nello scorso numero di Sul Colle.

 

Riguardo

al sesso, la filmografia ci sta propinando ogni genere di cocktail, fin dal 1972, anno in cui qualcuno usava il burro o la margarina non so per fare cosa e soprattutto non so per metterlo dove. Ben lungi da me l’idea di doverci abituare a questo andazzo, di arrenderci a questo uso volgare e puramente incassistico (= da cassa, da quattrini) del mezzo cinematografico e televisivo, che banalizza il sesso e lo priva di ogni finalità che non sia quella dell’usa e getta. Necessario, fondamentale per tutti e in particolare per i credenti è il senso critico, l’uso dell’intelligenza per interpretare situazioni, storie, contenuti, notizie - badate bene - in ogni direzione, e l’educazione a ciò soprattutto quando sono in gioco aspetti basilari per lo sviluppo completo e armonioso della personalità.

Detto questo, dirò però che sono stufo di un modo di fare e di parlare e scrivere come di chi cade ogni volta dalle nuvole e non finisce di meravigliarsi di come sia brutto il mondo, di come siano disonesti i mezzi di comunicazione, di come siamo caduti in basso. E’ vero, molti giornali, su questa dichiarazione di don Niccolò, ci hanno marciato e “mangiato” sopra, ma non siamo ragazzini e ragazzine “di stupor vestiti”, sappiamo da secoli e millenni come il potere, in ogni sua forma, e quindi anche in quella multimediale contemporanea, non rinunci a distorcere le cose e a piegarle ai propri interessi e fini: il processo a Gesù non fu tutta una montatura? Bene, diciamo allora le cose come stanno, ma per favore, non diamo l’impressione dei soliti extraterrestri allibiti ed ebeti: a don Anselmi, se non è capace di prevedere quanto le sue parole possano essere prese a pretesto, come esponente CEI, nel massimo rispetto per la sua missione, ebbene dico: impari ad essere meno sprovveduto(1) e direi… buonista. Sì! Perché quel “Caro Nanni e cara Isabella contiamo sulla vostra passione educativa”, mi dovete dire quale giudizio meriti se non quello di un “buonismo” di maniera che non serve a niente e a nessuno.

Ma non finisce qui. Anche perchè -  e tocchiamo un punto molto delicato - quel tipo di sessualità che il film presenta, fa sua e rilancia una mentalità molto diffusa, inaccettabile certo, ma che comunque dovrebbe porre interrogativi molto seri: un sesso “in piedi, vestiti, senza guardarsi in faccia” è pura bestialità, ma rapporti prematrimoniali tra persone che si amano e si cercano, sono tutti da qualificare sullo stesso piano? La castità è un valore straordinario, ma la si può promuovere come valore assoluto? La realtà è molto complessa, e i preti lo sperimentano soprattutto nella confessione, dove emerge un mondo conflittuale, diviso, debole e fragile - com’è spesso anche quello ecclesiastico - ma pieno di slanci, di propositi, di speranza, di uno smisurato bisogno d’amore e d’affetto, da dare e da ricevere. Possiamo noi semplificare e ridurre il tutto ai minimi termini? Abbiamo certo bisogno di una “verità delle cose semplici e pulite”, ma non è l’amore la cosa più dinamica e viva e come tale in continua ricerca di spazi nuovi e di nuovi modi d’essere? Io non credo a un Dio immobile; Gesù ci ha dato del Padre un’immagine di un infinito “bisogno” di accoglienza e di misericordia: non ci è lecito prescindere dal volto di Dio rivelato in Cristo.

                                                                                     (Sul Colle n. 13)

 

1) Pure lo dici: “La riflessione che vorrei fare non vuole essere legata né al film né ai due attori”