Storie raccontate dai visitatori

Fiocco di Neve

(fiaba cecoslovacca: Snegurotchka)

 

“Era, in genere, una scena allegra, in quel piccolo villaggio cecoslovacco, quando i bambini davano il benvenuto alle prime nevi dell'inverno. Ma, guardando fuori, nella luce tremolante dalla loro stanza illuminata, Ivan e sua moglie restavano in silenzio, tristi e desiderosi di avere un figlio...

Accorgendosi dell'infelicità che c'era negli occhi di sua moglie, Ivan si provò a distrarla dai suoi pensieri: "Guarda, Marija, c'è la piccola Anna che sta cercando di fare un pupazzo di neve. Andiamo ad aiutarla". Dal momento in cui cominciarono a lavorare insieme ad Anna, i loro sogni presero forma nella loro opera. Dopo un'ora buona avevano plasmato, con la bianca neve senza vita, la figura delicata ed esile di una giovane fanciulla. "Ah, ma è proprio bella, Marija". Ivan rimirò con soddisfazione la loro opera. "Resta una sola cosa da fare per completarla". E disegnò la bella forma di una bocca sul volto della fanciulla di neve.

Improvvisamente si fermò, trasalendo. Era certo di aver sentito un alito caldo sulla mano. Guardò allora negli occhi di quella scultura di neve e rabbrividì di paura nel vedere che gli restituiva lo sguardo con un gentile sorriso.

"Oh, ma che cosa ho mai fatto?", mormorò il pover'uomo, facendosi il segno della croce per allontanare il peccato. Marija, invece, gridò di gioia: "Non è il caso di addolorarsi, marito mio. Il cielo ha avuto pietà di noi e ci ha inviato una bambina".

E subito abbracciò stretta la fanciulla creata dalla neve, sperando che desse segni di vita. La bimba si mosse, scuotendosi di dosso la neve che si scioglieva e ricambiando gli abbracci di Marija con grande e sincero affetto.

“Fiocco di Neve”, tale fu il suo nome, crebbe e si fece di giorno in giorno più bella. La sua pelle era bianca come la neve, i suoi occhi di un colore azzurro intenso come quello dei fiordalisi che sbocciavano in estate attorno alla casa e i suoi lunghi capelli erano chiari e lucenti come un raggio di luna. Ella era anche affettuosa e obbediente, sicchè la gioia della coppia non conosceva limiti. I ragazzi del villaggio amavano giocare con la loro nuova compagna e la piccola casetta, per lungo tempo rimasta silenziosa, cominciò a risuonare delle risate felici della giovinezza. Così andarono le cose per tutto l'inverno.

Ma quando cominciò ad apparire il sole incostante della primavera e i primi fiori sbocciarono esitanti sulla terra ancora fredda, “Fiocco di Neve” smise di giocare nei campi con gli altri ragazzi. Rifiutava persino di raggiungerli nella loro danza multicolore attorno al maio. Li guardava attraverso le ombre oscure dalla finestra e il suo viso era triste quanto lo era stato una volta quello di Marija nel guardare sconsolata la medesima scena.

Presto il sole d'estate fece splendere il mondo intero dei suoi colori. “Fiocco di Neve” diventò ancora più triste. Non sembrava nemmeno più interessarsi a guardare i suoi compagni che giocavano. Si allontanava solo di prima mattina, avanti l'alba, e talora passava l'intera giornata nelle vallate profonde, fredde e oscure, distesa fra le alti felci verdi.

Un giorno, un temporale ruppe la tranquillità dell'estate e la pioggia prese a battere contro i vetri delle finestre. Allora “Fiocco di Neve” rise con gioia e Marija si rincuorò nel vederla ritornare ancora una volta quella allegra e spensierata fanciulla di un tempo. Ma presto il sole si aprì un varco fra le nuvole e la pioggia fu assorbità dalla terra. “Fiocco di Neve” pianse amaramente, addolorata come se avesse perso un caro amico.

La vigilia di Ferragosto era un grande evento nella vita del villaggio. Per tutto il giorno si cantava e si ballava nelle strade, e la sera i ragazzi si adornavano di ghirlande di fiori per la tradizionale danza attorno al falò. Quell'anno andarono a chiamare “Fiocco di Neve” per portarla con loro. Nel fresco della sera, “Fiocco di Neve” sembrava desiderosa di andare con loro a divertirsi e così Marija le fece un cenno d'addio mentre l'allegra marmaglia si allontanava correndo su e giù per la collina.

Quando il gruppo raggiunse il chiarore, nel mezzo del bosco tenebroso, il falò stava ancora bruciando, lanciando verso il cielo le sue vivide scintille. I ragazzi si presero per mano e fecero un girotondo intorno al fuoco, modulando i loro canti, mentre si avvicinavano e si allontanavano dalle fiamme. A un tratto udirono un lungo sospiro. In quell'improvviso silenzio, videro levarsi dalle fiamme e scomparire una soffice nuvola di nebbia. E solo allora si accorsero che “Fiocco di Neve” non era più con loro.

La cercarono nell'erba alta e fra i grandi alberi, ma la fanciulla era sparita, proprio come se non fosse mai esistita. Quelli che capirono, dissero che era nata da un desiderio e che si era liquefatta non appena era stata sfiorata dal calore del fuoco.

Ivan e Marija continuarono a guardare fuori dalla finestra ogni anno, al primo cadere delle nevi, ma la loro piccola fanciulla di neve non  ritornò mai più …”

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Dunque molto bella e poetica questa fiaba, d’altri tempi e d’altri luoghi, ma universalmente capace, come tute le fiabe, di comunicare il suo messaggio: vivi la gioia del momento presente senza illusioni ma con passione, poiché rapida cambia la scena della vita ed il sogno inevitabilmente scompare come una “soffice nuvola di nebbia”. Eppure di sogni, animati dalla fantasia, così come di aspirazioni e progetti, abbiamo necessità per vivere, ma, aggiungo personalmente, non dobbiamo semplicemente “guardare fuori dalla finestra” ma lasciarsi coinvolgere … “Guarda c’è la piccola Anna … andiamo ad aiutarla”.

 

                                                                                                                                    Stefano Monticelli, etnologo
 
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